Gli oli che usiamo per i nostri prodotti provengono da Italia, Grecia e Spagna: tre Paesi affacciati sul Mediterraneo, che hanno una lunga tradizione nella produzione di olio d’oliva.
L’Italia oggi produce meno di un terzo del fabbisogno annuale nazionale di extravergine, senza contare la grande richiesta di prodotto italiano all’estero; per i nostri prodotti, quindi, acquistiamo oli extra vergine di altissima qualità anche in Grecia e Spagna, per far fronte alla richiesta di prodotto proveniente dall’Italia e dai Paesi dove siamo distribuiti.
A questa considerazione si aggiungono le naturali variazioni climatiche, che rendono impossibile prevedere con assoluta certezza l’abbondanza di un raccolto. Talvolta sono proprio gli oli esteri a garantirci la produzione della nostra gamma di prodotti destinata ai consumatori italiani e non, come accadde nella difficile annata del 2014.
Il regolamento n. 396 del 2005 dell’Unione Europea stabilisce limiti rigorosi all’uso di pesticidi, diserbanti e fungicidi nei prodotti alimentari, che tutelano i consumatori di tutta Europa. Come prevede la legislazione comunitaria, non esiste nessun fitofarmaco che sia vietato in Italia e ammesso in altri paesi dell’Europa, poiché tutti i prodotti sono controllati dalle stesse leggi e rispettano uguali limiti.
A ulteriore tutela dei consumatori, in Monini ci accertiamo che i prodotti inviati nel mondo siano rispettosi anche dei limiti del paese di destinazione.
Per la Legge italiana è obbligatorio indicare la provenienza delle olive e della loro lavorazione, quando diversa, su ogni bottiglia. Leggere sull’etichetta di un prodotto Monini “Da olive raccolte e frante in Italia” o “100% Italiano” significa trovarsi di fronte a un olio proveniente da sole olive italiane, mentre l’indicazione “Da olive raccolte e frante nell’Unione Europea” viene apposta sui nostri prodotti con oli provenienti da olive italiane, greche, e spagnole.
Non ci stancheremo mai di ripetere che l’origine non è un’attestazione di qualità perché un olio è buono quando è fatto bene. A rinforzo di questa tesi, non senza un pizzico di rammarico per l’Italia che nel frattempo ha perso qualche occasione di crescita, possiamo testimoniare che la Spagna negli ultimi vent’anni ha fatto grossi investimenti nell’olivicoltura, piantando distese sterminate di uliveti in cui le pratiche di conduzione, la potatura e la raccolta sono all’avanguardia, razionali e meccanizzate.
Quest’opera di ammodernamento da un lato ha incrementato i volumi della loro produzione, rispetto a quelli italiani, dall’altro ha abbassato i costi della manodopera.